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Michelangelo Costagliola, Accademia Vivarium Novum, Centro internazionale di studi classici della Magna Grecia - Scuola europea d'Alta formazione umanistica - Rivista Docere

Centro internazionale di studi classici della Magna Grecia - Scuola europea d'Alta formazione umanistica

Rivista Docere

Accademia Vivarium Novum

La nostra storia comincia ormai molti anni fa, quando alcuni studenti si riunirono attorno alla figura di un anziano docente, cultore del mondo classico e studioso profondo, il quale profuse tutte le sue energie, e impegnò le sue scarse risorse finanziarie per favorire l'aggregarsi d'un gruppo di giovani che, svincolati dagli ossessivi ingranaggi economico-pragmatici e dal connesso arrivismo individualistico condìto dallo svago rammolliente e frustrante, volessero indirizzare le loro vite verso un concreto impegno nella formazione di sé stessi, vòlto allo sviluppo d'una coscienza morale e civile che potesse in qualche misura giovare alla società afflitta da mali cancrenosi. Molti anni vivemmo nutriti di quel mondo che solo Amore e Luce ha per confine, e convinti nel profondo che quisquis bene de se meretur, hoc ipso aliis prodest, quod se profuturum parat. L'ampia biblioteca che il professore aveva provveduto a raccogliere costituiva la necessaria alimonia delle frequenti e feconde discussioni che guarnivano l'acropoli nostra di dottrine, nobili studi e veraci ragionamenti; i quali, per dirla con Platone, son le migliori sentinelle e guardie nell'animo degli uomini cari agli dèi. Il dialogo fra di noi si sviluppava su argomenti di capitale importanza per la nostra formazione interiore, e s'agitavano talora accese discussioni sulla possibile creazione d'uno Stato giusto a partire dagli spunti che ci venivano dalla meditata lettura della Politeia, sulla necessità del recupero del sunoptikÕj ¢n¹r capace di unitarie visioni del mondo che diano solidità e concretezza a incrollabili valori, sul rapporto tra il caso e la necessità negli eventi del cosmo, sulla forza e l'essenza delle discipline liberali e sul perché esse siano realmente, come diceva Paolo Vergerio sulle orme di Seneca, libero homine dignae. Riflettevamo sul cosiddetto postulato dell'oggettività delle scienze moderne e sul principio teleonomico della natura, commentavamo Dante e Platone, ci nutrivamo degli scritti degli umanisti e della filosofia del Rinascimento, vagheggiando un rinnovarsi di quella res publica litteraria che fu il preludio d'una vera unitarietà culturale non diremo solo dell'Europa, ma di tutto il mondo civile occidentale. Vedevamo chiaro che gli Stati non potevano esser fondati né su un'idea militare né su di una finanziaria: ci appariva luminoso, coi Greci, il concetto che lo Stato è un mezzo per ottenere l'educazione morale e la perfezione dell'individuo, e che la politica doveva rappresentare il compimento dell'etica. Discutevamo d'una vera libertà di pensiero e d'azione che affrancasse dal libertarismo liberticida che soffoca ovunque, per dirla col Pagano, i principii e i progressi delle società umane.

Fondamentale fu per noi il legame con l'Istituto Italiano per gli Studi filosofici, che, nella persona dell'Avvocato Marotta, guardò sempre a noi con particolare favore, e aiutò in ogni modo la nostra crescita e il processo continuo della nostra maturazione. E mentre sottoponevamo ad analisi attenta l'evolversi della filosofia contemporanea, della fenomenologia, fino ai suoi sviluppi in Max Scheler e Nicolaj Hartmann, dell'esistenzialismo, anche nella forma "positiva" ad esso impressa in Italia da Nicola Abbagnano, dell'ermeneutica, della filosofia analitica, del decostruzionismo, ci convincevamo sempre più della necessità d'un ritorno alle radici classiche del nostro pensiero occidentale, indispensabile per uscire dai "sentieri interrotti" cui i morbi dell'angoscia, del soggettivismo, delle visioni smembrate e incoerenti, del pragmatismo e dei circoli viziosi avevano condotto lo spirito della nostra società. Erano queste le conclusioni estreme di discussioni feconde cominciate agli albori del nostro gruppo, e a cui avevano portato nutriente linfa la dottrina di Paolo Filiasi Carcano, docente di filosofia presso l'Università di Roma, e di Vittorio Ugo Capone, professore d'estetica nell'Università di Bari. Ci convincevamo sempre di più, però, che, per esser realmente produttivo e risolutorio dello stato di stallo della nostra cultura, l'Antico e il Classico, come ben ci suggeriva lo Zielinski, non dovevano esser norma del nostro presente, come nel deteriore classicismo dei laudatores temporis acti, ma seme e germe da svilupparsi nel nostro futuro. Noi miravamo innanzi e non indietro; "ché, se la quercia sprofonda le radici nel terreno, non è ch'essa voglia crescere all'indietro in seno alla terra, ma perché dalla terra essa trae la forza per potersi levare al cielo, per poter superare tutte l'erbe e le piante, che solo dalla superficie traggon forza alla loro vita. L'Antico non deve servir di norma: esso dev'essere un'energia vitale della civiltà moderna."

Alcuni di noi in particolare avvertivano prepotente l'esigenza di alimentare e promuovere una Scuola in cui quest'attingere alle fonti della cultura europea fosse reale e concreto: si sviluppò così un'analisi critica dei metodi attualmente in uso nell'insegnamento, soprattutto delle discipline classiche, e una parallela azione indirizzata al rinnovamento degli strumenti e delle vie didattiche. Nacque così nel 1991 un primo convegno internazionale sull'insegnamento del latino e del greco, che fece affluire studiosi dell'argomento dalle Università e dalle Scuole superiori d'Italia e del resto d'Europa. Il confronto fu utile anche per noi: ci convincemmo allora che si potevano trovare strade proficue per ottenere che, in tempi non troppo lunghi, i ragazzi nei licei s'impadronissero degli strumenti linguistici necessari per intendere correntemente, e senza l'ossessiva onnipresenza di lessici e grammatiche, il corpus dei testi a noi tramandati dall'antichità classica; capivamo che questo era un passo fondamentale e indispensabile, se volevamo che i giovani s'impossessassero di quella chiave delle lingue latina e greca, che sola poteva loro dischiudere gli scrigni contenenti i preziosi tesori a noi tramandati da quegli uomini che, come diceva il Petrarca, multis ante nos saeculis in terram versi, divinis ingeniis institutisque sanctissimis nobiscum vivunt, cohabitant, colloquuntur. Se volevamo davvero che i ragazzi, spogliatisi delle vesti lorde del loto delle fatiche quotidiane, e indossati abiti curiali, entrassero nelle corti degli antichi uomini e si cibassero di quel cibo che solo è fatto per loro, bisognava ch'essi fossero in grado di dialogare con gli antichi e potessero infrangere i diaframmi del tempo grazie a queste chiavi linguistiche che avrebbero aperto loro tutte le porte del loro viaggio diacronico.

Negli anni s'era ormai cementificato su basi ideali una sorta di cenobitismo laico, che ci vedeva tutti stretti da un legame di comunanza di vita e di condivisione di valori, pur nell'indispensabile mosaico delle varie inclinazioni personali. Cercammo allora a lungo un luogo adatto per non dissolvere questa già nata synousìa, e, dopo aver vagato per qualche anno, trovammo rifugio nella verde regione dell'Irpinia, dove monti vestiti di selve circondano il nostro abitato. Qui si sono intensificati i già saldi legami con l'Istituto Italiano per gli Studi filosofici, che ha fatto di noi una delle sue Scuole d'Alta formazione, promovendo una serie d'iniziative di notevole livello; esse hanno giovato a centinaia di giovani, che han potuto incontrare illustri personalità del mondo della cultura italiana ed europea, dialogare con esse, e ascoltare la feconda parola di grandi maestri. Riprendendo quanto già avviato nel '91, organizzammo, due anni fa, il convegno Docere, a cui parteciparono oltre settantacinque relatori da Università d'ogni parte del mondo, e che tanta eco ebbe nelle scuole italiane e nella stampa. Dal convegno emerse la nostra pratica attuazione di strumenti per la didattica delle lingue classiche, con la pubblicazione d'un'edizione italiana del corso di latino di Hans H. Ørberg, realmente innovativo e di straordinaria efficacia, a cui avevano collaborato, con la revisione accurata e le prefazioni, i più grandi filologi del mondo, da Giacomo Devoto a Karl Jax, da Scevola Mariotti a Dag Norberg, da Emilio Springhetti a Henric Zilliacus, da Wolfgang Schmid a Robert Schilling, John F. Latimer e A. D. Leeman. Contemporaneamente abbiamo curato, in collaborazione con l'Oxford University Press, un'edizione per l'Italia del corso di greco Athènaze, che ha l'ambizione di condurre gli studenti a leggere in due anni senza eccessivo sforzo la prosa greca classica. Il lavoro è stato realizzato a quattro mani da due di noi e dai professori Maurice Balme, della Harrow school di Harrow-on-the-Hill (uno dei più prestigiosi istituti d'Inghilterra), e Gilbert Lawall, ordinario di Classics nell'Università del Massachusetts di Amherst. Abbiamo poi avviato una collana di classici informata alle stesse metodologie didattiche.

 Nel frattempo vari erano i campi di ricerca che ci vedevano impegnati. Alcuni di noi, sotto la guida del Professor Giovanni Pugliese Carratelli, hanno in questi anni studiato e tradotto tutti i testi pitagorici del periodo ellenistico raccolti dal Thesleff; altri hanno preso a considerare la figura di Cassiodoro e l'istituzione del suo Vivarium come l'anello di collegamento tra le scuole della filosofia classica dell'Italia meridionale e l'umanesimo che in quelle stesse regioni si sarebbe sviluppato e diffuso. L'analisi degli schemi e dei tropi nelle opere del magister officiorum di Teodorico diveniva così la dimostrazione della continuità tra il mondo classico e quel vero vivaio protoumanistico in cui, come avrebbe detto il Leclercq, si fondevano amour des lettres et desir de Dieu. Il gusto di seguire i percorsi dell'intelligenza dell'uomo e l'ambizione di realizzare una vera fusione tra cultura umanistica e cultura scientifica ha portato qualcuno di noi a realizzare un ampio studio, raccolto poi in un libro, sui modelli strutturali dal tempio di Salomone alla realtà virtuale, sulla loro storia, il loro significato e la loro capacità di meravigliarci. Recentemente, mentre alcuni lavorano alla fondazione di due collane sull'umanesimo europeo (Monumenta Latinitatis Europae: "classici della filologia" e "classici della scienza"), altri, nell'ambito d'uno degl'interessi primari dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, hanno tradotto e commentato la pregnante opera scritta da Francesco Mario Pagano appena ventenne, il Politicum universae Romanae nomothesiae examen, dimostrazione di come la passione filosofica e civile dell'Italia meridionale, nutrita d'elementi platonici e di solida cultura classica, vive feconda nel corso dei secoli, e fu la vera fiamma che alimentò l'impegno per il rinnovamento delle istituzioni che condusse alla rivoluzione napoletana del 1799. Il lavoro attorno alle opere di Francesco Mario Pagano è poi continuato con la traduzione dell'Oratio ad comitem Orlow virum immortalem, magnifico esempio di passione civile espressa attraverso un sincero panegirico.

Recentemente infine alcuni di noi hanno ricevuto da parte della casa editrice Les Belles Lettres di Parigi il prestigioso incarico di curare l'edizione internazionale di tutte le opere latine di Giordano Bruno; edizione che la comunità internazionale degli studiosi attende da anni, e che speriamo di poter condurre a termine nel più breve tempo possibile.

Nel frattempo il nostro gruppo s'è allargato, grazie anche alle occasioni d'incontro favorite dall'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, fino a comprendere al suo interno membri di varia provenienza europea; e dal tentativo di vivere l'umanesimo, piuttosto che soltanto considerarlo come semplice oggetto di studio, è nato il volume De eloquentia Latina saeculorum XVII et XVIII, scritto da Oleg Nikitinski, giovane d'origine russa, ma attualmente docente di letteratura neoumanistica presso l'università di Monaco, che riprende la tradizione ininterrotta dei cultori delle humanae litterae, analizzando un campo ancora inesplorato della storia degli studi classici. Lo stesso Nikitinski ha poi curato l'edizione dell'Oratio de doctore umbratico dell'umanista del Settecento Davide Rhunkenius.

Mentre poi un giovane nostro membro, attualmente docente di filologia latina presso l'Università di Salamanca, dava alle stampe, per i tipi del Corpus Christianorum, l'opera poetica dei Isidoro di Siviglia e, al contempo, tentava di dare un nuovo impulso agli studi classici nelle scuole con un'edizione spagnola dell'Oxford Latin Course, un altro del nostro gruppo, d'origine belga, dedito in particolare a studi d'orientalistica, pubblicava un volume sulla storia e la lingua dei Lici. Altri poi avviavano una collana con l'editore Procaccini di Napoli, intesa a illustrare alcuni aspetti particolari del mondo antico, e in particolare a infrangere le artificiali barriere spesso frapposte tra sapere scientifico e sapere umanistico: nascevano così i volumi Vesuvius mons, Volatilia, Aquatilia, Lesteia, coordinati e in parte redatti dal nostro Enrico Renna.

Contemporaneamente qualcuno di noi particolarmente versato nel campo della linguistica cominciava una fattiva collaborazione con la RAI, che porterà tra poco alla nuova edizione del famoso Dizionario d'Ortografia e Pronunzia, che fu ideato e realizzato per la prima volta dal Migliorini, dal Tagliavini e dal Fiorelli; mentre altri si dedicavano alla revisione attenta dell'Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche, o progettavano e realizzavano, per conto dei servizi tematici ed educativi della televisione di Stato, alcuni programmi riguardanti il latino e il mondo romano (Amor Roma) o l'italiano (Abbiccì: l'ha detto la tivvù).

Intanto, seguendo l'esempio del Professor Pugliese Carratelli, che in questi anni è rimasto per noi il modello da seguire, le nostre nuove leve s'indirizzavano agli studi d'orientalistica, per analizzar meglio i rapporti che tra oriente e occidente sono intercorsi sin dai periodi più remoti della nostra storia; ed è così che oggi giovanissimi del nostro gruppo studiano con fervore sanscrito, persiano, tibetano, arabo classico.

 Qualche anno fa abbiamo avviato una collaborazione col liceo di San Pietroburgo. Questa scuola umanistica russa potrebbe, a nostro avviso, diventare un modello per l'Europa. I ragazzi che la frequentano sono attentamente selezionati in base al solo merito e alle capacità; gl'insegnanti sono spesso docenti universitari, che, animati da una forte carica civile e ideale, dedicano una buona parte del loro tempo gratuitamente alla rinascita d'una scuola classica d'altissimo livello nel loro Paese. L'Università di San Pietroburgo offre ospitalità a giovani laureati in lingua e letteratura russa provenienti dall'Inghilterra, dalla Francia, dalla Germania, e concede loro di conseguire, senz'alcuna spesa di vitto e alloggio, un diploma di specializzazione post lauream: l'unica richiesta che vien loro rivolta è che dedichino due ore al giorno del loro tempo a lezioni d'inglese, francese o tedesco ai ragazzi del liceo. In questa maniera i liceali hanno sempre a disposizione gratuitamente dei lettori di madrelingua di alto livello.

Abbiamo ospitato un gruppo di questi ragazzi, guidati da uno dei loro insegnanti, il filologo classico Alexander Gavrilov, per un lungo periodo tre anni fa. I nostri incontri, che avrebbero dovuto poi ripetersi ogni anno, hanno purtroppo subìto una battuta d'arresto per nostre difficoltà economiche. Gli adolescenti di quattordici, quindici, sedici anni che abbiamo conosciuto erano davvero eccezionali: ragazzi di straordinaria levatura culturale, capaci di parlar correntemente inglese, francese, tedesco e latino, e di leggere con facilità il greco antico. Alla fine d'ogni anno scolastico, ciascuno di loro presenta, a un'assemblea di filologi classici e studiosi del mondo antico provenienti da tutta la Russia, i risultati d'un progetto di ricerca autonomo sviluppato durante l'anno scolastico. Abbiamo letto alcune di queste ricerche, e possiamo senz'altro affermare ch'esse sono spesso superiori ad articoli che compaiono su nostre riviste specializzate a firma di cattedratici. Né quest'attenzione alle discipline classiche fa loro trascurare le formative materie scientifiche, ché essi sono anzi versatissimi nella matematica, la fisica, la chimica e la biologia. I ragazzi son gioiosi e freschi, e, nella loro esplosione di effervescente vitalità adolescenziale, appaiono davvero come la più concreta realizzazione dell'antico ideale di mens sana in corpore sano.

Abbiamo citato il liceo pietroburghese come un modello dell'istituzione che noi vagheggiamo: progetto a cui lavoriamo da anni, sostenuto da alte personalità del mondo della cultura internazionale, che prevede la creazione, in un territorio compreso tra Paestum e Velia, nel cuore dell'antica Meg£lh `Ell£j, del "Centro internazionale di studi classici della Magna Grecia e Scuola europea d'alta formazione umanistica", per realizzare il quale il nostro gruppo ha costituito a Napoli una fondazione in data 21 dicembre 2000.

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