| Fortilizi 
        e campi di battaglia nel medioevo intorno a Siena, Siena, 25-26 ottobre 
        1996 Il 25 e il 26 
        ottobre si è svolto a Siena un convegno su "Fortilizi e campi di 
        battaglia nel medioevo intorno a Siena", promosso dall'Azienda di 
        Promozione Turistica. Come ha ricordato Wilhelm Kurze ha aperto i lavori 
        sottolineando l'importanza di simili iniziative, che rientrano in una 
        promozione turistica attenta alle caratteristiche proprie di una città 
        come Siena, profondamente legata alla propria storia, e a quella medioevale 
        in particolare. Così, nel corso degli anni, l'ente senese ha pubblicato 
        libri di alto valore scientifico; basti ricordare proprio i fondamentali 
        lavori del Kurze, raccolti in Monasteri e nobiltà nel senese e nella 
        Toscana medioevale, prezioso contributo per la storia delle istituzioni 
        monastiche e, in generale per le vicende pertinenti al territorio toscano. 
        Quest'ultima iniziativa, in ordine cronologico, del convegno su "Fortilizi 
        e campi di battaglia", si è dimostrata utile alla promozione della 
        ricerca, grazie all'ampia e varia scelta di interventi. Nel chiudere i 
        lavori, Giuseppe Sergi ha dato un'efficace lettura complessiva del convegno. 
        Lo storico piemontese ha notato come, normalmente, le conferenze su questioni 
        locali o decadono a localistici o conoscono interventi che astraggono 
        dimensioni universali poco pertinenti all'area interessata. Questo convegno, 
        invece, è stato un positivo ibrido, perché capace di far intravedere e 
        prospettare risposte generali su diverse problematiche, ma senza mostrarle 
        genericamente e, piuttosto, lasciandole trasparire dai vari - e tutti 
        puntuali - contributi e punti di vista.
 Durante i lavori si sono trattate quattro distinte tematiche: vicende 
        di guerra tout court nella mattinata di apertura; storia delle 
        strutture nel pomeriggio di venerdì; strategie e risvolti politico-sociali 
        del combattere il sabato mattina; rapporto tra potere e castelli nel pomeriggio 
        conclusivo. La prima relazione, di Duccio Balestracci, ha aperto i lavori 
        presentando le guerre di Siena con specifico riferimento al secolo XIV. 
        Un secolo, questo, che - come ha messo in evidenza lo storico senese - 
        non conobbe mai, in pratica, periodi di pace per Siena, costantemente 
        occupata a controllare e difendere il proprio territorio e, in particolare, 
        le proprie frontiere. Successivamente, Aldo Settia ha parlato dell'organizzazione 
        militare e delle tecniche belliche così come emergono dai libri detti 
        "di Biccherna". Tale lettura ha avuto il pregio di proporre 
        acute e puntuali riflessioni, sulla base di quella preziosa fonte che 
        sono, appunto, i libri di entrata e uscita di Siena, sui quali venivano 
        registrate meticolosamente le spese del comune. Basandosi sulla certezza 
        di tale fonte, il Settia ha mostrato che le guerre venivano combattute 
        con ogni mezzo e che erano ben lungi da essere un rito cavalleresco stereotipato. 
        Basti pensare che, con una nota che ha suscitato divertita curiosità, 
        ha riferito di spese consistenti affrontate da Siena per ricorrere a maghi, 
        astrologi e spie.
 Un altro fronte storiografico che è stato affrontato durante il convegno 
        è stato quello storico-architettonico. Italo Moretti, con la sua consueta 
        acutezza di indagine, ha proposto interessanti considerazioni sulle strutture 
        difensive senesi che presentano la particolarità di privilegiare in alcuni 
        elementi l'aspetto puramente estetico rispetto a quello strumentale. Ricchezza 
        d'arredo ed eleganza che tornano anche nella grancia fortificata di Spedaletto, 
        struttura del Santa Maria della Scala in Val d'Orcia, che Fabio Gabbrielli 
        ha potuto presentare con dovizia di particolari, grazie al ricco materiale 
        di archivio da lui rinvenuto.
 La relazione di Roberto Parenti ha più delle altre scaldato gli animi 
        dei senesi: incrociando metodologie archeologiche alla storia dell'arte, 
        il relatore ha proposto nuove vie a ormai vecchi problemi relativi all'attribuzione 
        dell'affresco raffigurante Guidoriccio da Fogliano nella sala del Mappamondo 
        a Siena, argomento sul quale si sono poi dilungati i quotidiani locali. 
        In questa sede, sarà più utile sottolineare la novità tecnica, se così 
        può essere definita, insita nel lavoro del Parenti - appunto l'applicazione 
        dei metodi archeologici ad un oggetto di arte - poiché ha mostrato, ancora 
        una volta, l'utilità di un lavoro capace di mettere insieme diverse scuole 
        e discipline. Di ciò sono stati ottimi testimoni anche i primi relatori 
        del sabato mattina, Andrea Giorgi e Roberto Farinelli, i quali hanno presentato 
        lo stato attuale del loro lavoro sui castelli del contado senese nel quale 
        uniscono le conoscenze storiche e di archivio ai risultati acquisiti dall'indagine 
        archeologica. I due giovani ricercatori senesi hanno così mostrato le 
        linee guida di un diffuso incastellamento senese durante i secoli XII 
        e XIII, essenzialmente volto ad una riorganizzazione economica del territorio 
        e che hanno definito "secondo" perché nettamente distinto da 
        una confusa serie di precedenti incastellamenti, nati con diverse motivazioni 
        e modalità, che l'attuale stato delle ricerche ancora non riesce a spiegare 
        con assoluta precisione.
 Uscendo dall'ambito senese, i lavori sono poi proseguiti con un altro 
        contributo d'équipe, quello di Gloria Papaccio e Paolo Pirillo che, incrociando 
        ancora una volta archeologia e storia, hanno proposto le vicende relative 
        ad un sistema di fortificazioni fiorentine sull'Appennino, a difesa della 
        frontiera con Bologna. Sempre oltre i confini di Siena, come recitava 
        lo stesso titolo della sua relazione, Angela Lanconelli ha presentato 
        le rocche nelle terre del "Patrimonium" e le modalità con cui 
        venivano munite e utilizzate dall'autorità pontificia.
 Con le ultime due relazioni, quelle di Amleto Spicciani e di Mario Marrocchi, 
        si è passati al rapporto tra castelli e potere. Nei castelli e sui castelli 
        si esplicitarono almeno fin dal secolo XI, come ha mostrato lo Spicciani, 
        patti ed alleanze parafeudali volte a difendere tali strutture e il territorio. 
        Marrocchi ha invece evidenziato come proprio l'elemento strategico e militare 
        segnò le vicende di una signoria rurale posta alle estreme propaggini 
        del contado senese, nell'antico territorio del comitato di Chiusi, cioè 
        proprio in una zona di scontro tra diversi poteri.
 Gli atti del convegno di Siena, per la varietà degli approcci attraverso 
        i quali è stato affrontato il tema "Fortilizi e campi di battaglia", 
        potranno essere un utile repertorio di casi specifici dai quali scaturiranno 
        senz'altro ulteriori, significativi progressi nei diversi ambiti storiografici 
        visitati dai relatori del convegno. Nell'ambito della storia militare 
        sembra possibile aspettarsi interessanti sviluppi, sulla scorta di nuovi 
        concetti e di metodologie che ormai da diversi anni si affermano per altri 
        campi. Con il suo carattere "trasversale" rispetto a vicende 
        istituzionali, sociali ed economiche, la storia militare potrebbe infatti 
        apportare nuove prospettive alla ricerca storica medievistica.
 Informazioni: APT Siena, Via di Città 43 53100 Siena. Tel. 0577/281093-289378, 
        fax 281041
 Mario Marrocchi |