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L'origine della massoneria rosacrociana e il rito segreto di iniziazione descritto nelle epistole baconiane "De sacro baptismatis ritu" e "De secretis operibus artis et naturae et nullitate magiae"


1. Premesse storiche sull’argomento e considerazioni generali

Fra le teorie relative alla nascita della Massoneria durante il Medioevo, quella che si richiama ai Rosa+Croce è ritenuta meritevole di un’attenzione particolare, non per una sua maggiore o minore fondatezza rispetto alle altre, ma perché il Rosacrocianesimo, ovvero quel complesso di istituzioni che, nel tempo, si autoproclamarono eredi della tradizione rosacrociana, dal XIX secolo ebbe con la Massoneria continentale dei contatti in alcuni casi molto stretti. Con il termine Rosa+Croce si è comunque soliti identificare una delle più conosciute, ma anche più misteriose società di Illuminati, della quale si iniziò a parlare nel 1614, in Germania, per via della pubblicazione di un’opera ormai diventata famosa, la Fama Fraternitatis.
Si trattava in realtà dell’appendice ad una operetta anonima intitolata La Riforma del Mondo, ma il testo della Fama Fraternitatis si spingeva oltre quell’operetta satirica, affermando che l’uomo era ormai giunto al punto di potersi dare il perfetto ordine sociale, e che tale ordine era stato ideato molto tempo prima da un cavaliere tedesco, Christian Rosenkreutz, nato nel 1378 e morto in Marocco nel 1484, all’età di 106 anni.
Durante i suoi viaggi, il cavaliere era venuto in possesso dei segreti dell’Alchimia e della Pietra Filosofale, ma al suo ritorno in Europa si era accorto che il popolo non era ancora maturo e si era ritirato a vita privata trasmettendo la sua scienza solo a tre fidati discepoli che, a loro volta, la trasmisero ad altri. La Fraternità non superò mai gli otto elementi e custodì gelosamente gli insegnamenti ricevuti; nel 1604, un Fratello scoprì in Marocco la tomba del Maestro e sulla tomba trovò incisa la frase “Post CXX annos patebo”, (mi mostrerò dopo 120 anni); quello era il segnale che spinse i Fratelli della Rosa+Croce a rendere palese il loro insegnamento; la Fama Fraternitatis si concludeva con un invito rivolto a tutti affinché manifestassero il loro appoggio all’opera di rinnovamento politico e spirituale appena iniziata. L’anno successivo, sempre a Cassel, dove si trovò affisso il manifesto della Fama Fraternitatis, apparve un nuovo manifesto dal titolo Confessio Fraternitatis, nel quale si sosteneva l’universale sapienza raggiunta dai fratelli della Rosa+Croce grazie alle loro continue comunicazioni con gli Angeli e con gli Spiriti; si sosteneva inoltre la necessità di mantenere ancora segreta parte dei loro insegnamenti e si invitava a leggere la parola di Dio.
In un nostro precedente studio si fece riferimento ad un importante documento rinvenuto nell’anno 2004 presso l’archivio storico del Convento francescano di Saint Anthony ad Oxford (sede dello Studio Teologico o.f.m.), alla luce del quale appariva provata non solo la diretta derivazione della Libera Muratoria dalla Confraternita della Rosa+Croce, ma risultava delineato anche un concreto “atto di fondazione”, una sorta di manifesto primigenio della Massoneria, costituito dal Maestro francescano Ruggero Bacone (Roger Bacon), grande teologo, filosofo, scienziato ed alchimista.
Si fornì anche un’adeguata descrizione di tale “atto di fondazione”: si trattava di un breve documento, in forma epistolare, indirizzato a tutti i costruttori inglesi del Tempio del Signore (“ad Templi Dei omnes fabros in terra anglica”) dal titolo “De sacro Baptismatis ritu”, che rivelava un contenuto simbolico di straordinaria importanza per il tema dell’origine della Massoneria durante il Medioevo.

2. L’ “Epistula de Sacro Baptismatis Ritu”

In questo nostro studio si disse che detta epistola, inclusa in una raccolta di saggi sparsi di argomento teologico, composti da diversi autori (e dunque rinvenuta assolutamente per caso), a loro volta inclusi da un autore anonimo in un codice che, convenzionalmente, si era ritenuto di individuare come “Codex Franciscanus Oxoniensis”, sotto l’apparenza di una sintetica trattazione di natura teologica (circa il rito sacramentale del Battesimo), in realtà si occupava di un rito completamente diverso, ossia dell’iniziazione del “faber” alla conoscenza degli Antichi Misteri (“ad cognoscendam Arcanorum sapientiam”).
Bacone, infatti, dopo aver rivelato esplicitamente di essere in possesso di tale sapienza, per averla ricevuta dai Rosa+Croce, avendo visto ed udito personalmente i segreti dell’arte e della natura da questi tramandata oralmente, dichiarava di trasmettere le relative conoscenze, negate ai più, ai costruttori delle chiese (come si fece osservare, è logicamente presumibile che la parola Tempio si riferisse alle cattedrali gotiche, soprattutto quelle francescane), con le corporazioni dei quali i frati minori erano frequentemente in contatto, in quanto committenti del lavoro edilizio relativo all’edificazione delle chiese dell’Ordine francescano. Tale sapienza misterica veniva trasmessa a quelli “ad gloriam Domini”.
In quella sede si aggiunse che il grande teologo minorita scriveva, nel citato documento, che per trasmettere tale conoscenza segreta ad altri – allo scopo, cioè, di rendere “Maestri” i destinatari – fosse sufficiente averla imparata direttamente dagli Antichi, mediante il contatto con i Rosa+Croce, oppure che tre Maestri (cioè tre operai che avessero ricevuto a loro volta l’iniziazione), ne rendessero partecipi terze persone “sacro ritu”, ossia tramite un rito segreto, celebrato “in Templo”.
Quando ci apprestammo a scrivere l’articolo in esame, in realtà, avevamo sotto mano esclusivamente la “De Baptismatis ritu”, nella quale non si descriveva esplicitamente tale rito segreto, per cui dichiarammo che di esso “Bacone… per motivi comprensibili, non parlava”. Dicemmo, infatti, che egli citava solo alcuni dei segreti che a loro volta erano contenuti nei libri degli Antichi Sapienti vissuti, prima, in una terra non più esistente (Atlantide?) e, poi, nell’Egitto dei Faraoni, costruendovi lì le piramidi, ed utilizzando all’uopo una conoscenza che proveniva “ab astris”.
Aggiungemmo che Bacone di tali segreti asseriva di aver meglio trattato – pur senza esplicitarne l’essenza (“ratio”) – in un’altra lettera, che aveva in precedenza inviato ad un suo confratello, tale Guglielmo da Parigi, a sua volta iniziato a quegli antichi segreti (da noi individuata nell’ “Epistula de secretis operibus artis et naturae et de nullitate magiae”), la quale – concludemmo – insieme all’ “Epistula de sacro Baptismatis ritu”, rappresentava l’atto di fondazione formale della Massoneria, o il manifesto ufficiale, o quantomeno il primo ed unico documento sicuro, di epoca medievale, sulla Libera Muratoria.

3. La “Notula Epistula Fratris Guillelmi Alnwick ad Magistrum Rogerium Baconem Quaestionibus Disputatis alligata”

Menzionammo, infine – nella stessa precedente esposizione – un terzo documento inedito, rinvenuto nell’Archivio interno della Curia provinciale Frati minori conventuali, presso la Chiesa di San Lorenzo Maggiore in Napoli, nel maggio 2005, ovverosia una terza lettera allegata ad una copia delle “Quaestiones disputatae de esse intelligibili et de Quodlibet”, entrambe opera del francescano inglese Guglielmo di Alnwick.
Quest’ultimo, a sua volta allievo di Ruggero Bacone a Oxford, fu Maestro di teologia a Napoli, forse presso lo Studio francescano di Santa Maria ad Palatium, nella prima metà del XIV secolo. Egli dichiarava, testualmente, in tale lettera – che, come precisammo, si presentava in forma di breve nota, o forse, meglio, di dedica – indirizzata proprio al defunto Maestro ed amico Ruggero Bacone, che egli aveva incominciato ad insegnare l’Arte “ad fabros in urbe neapolitana et in agris finitimis”. Deducemmo che Guglielmo di Alnwick, a sua volta iniziato agli antichi misteri, avesse costituito una Loggia di Liberi Muratori proprio a Napoli, forse la prima che la storia del luogo registri ufficialmente. Non è neppure da escludersi, anzi a parere dello scrivente è probabile, che, data l’incarcerazione di Bacone – accusato di eresia e magia, in un arco di tempo imprecisato che va inquadrato nel periodo dal 1277 al 1289 –, la Massoneria da lui fondata si fosse diramata, su suo esplicito incarico, in diverse località dell’Europa già sul finire del secolo XIII.
La nostra conclusione principale, perciò, fu che la Libera Muratoria inglese – da quanto emergeva in tali documenti, considerati nel loro complesso – fosse nata nel Medioevo come diretta emanazione del movimento segreto rosacrociano, e precisamente avesse costituito l’effetto concreto e visibile dei rapporti tra il Maestro francescano Ruggero Bacone e le corporazioni dei costruttori di cattedrali e chiese dell’Ordine dei frati minori.

4. L’esame congiunto delle due Epistole del Maestro Ruggero Bacone

Attualmente, dall’esame approfondito di entrambi i documenti di Bacone, possiamo dire di aver raggiunto nuovi ed oltremodo interessanti risultati.
In realtà negli ultimi mesi abbiamo cercato di cogliere il legame tra le due epistole, certi che tale legame fosse specifico e profondo; ed in effetti Bacone stesso nell’Epistola “De sacro Baptismatis ritu” utilizzava delle espressioni alle quali in un primo momento avevamo prestato scarsa attenzione, poiché a prima vista poco significative. Il Maestro, infatti, faceva presente di avere conosciuto dai Rosa+Croce (utilizzava, per la precisione, il termine “Sacra Confraternitas Rosae Crucis”) – che a loro volta avevano mutuato tali conoscenze, prima comunicate anche agli Egizi, dagli Antichi Sapienti di una terra perduta – “il segreto dell’Aquila di ferro, quello dell’Occhio di vetro, quello della Sfera di luce e quello del Tuono di fuoco”. La conoscenza di tali segreti avrebbe consentito di conseguire molte mete tradizionalmente ambite dall’uomo, quali la decifrazione dei segni misteriosi che la natura manifesta (e che l’uomo definisce “eventi straordinari o miracolosi”), la contemplazione di Dio, il raggiungimento dell’immortalità o comunque il prolungamento della vita umana, la scoperta della pietra filosofale, ecc.
Accanto a ciascuno dei quattro segreti, il cui significato pare difficile da cogliere, egli indicava un numero romano (precisamente IV per l’aquila di ferro; V per l’occhio di vetro; VI per la sfera di luce ed ancora VI per il tuono di fuoco).
Dopo un esame comparativo lungo ed approfondito tra i due documenti, ci siamo accorti che in realtà i numeri indicati a margine di ciascun segreto corrispondevano ai capitoli della citata Epistola sui segreti della natura e dell’arte, nell’ambito dei quali Bacone trattava dettagliatamente dei quattro segreti. Non solo: in altri capitoli della stessa Epistola, egli si occupava della conoscenza della natura e di Dio, del prolungamento della vita umana e della pietra filosofale.
La conclusione che ne abbiamo tratto, anche per come sono disposti tutti i capitoli (ossia per l’ordine di successione che presentano), è che Bacone avesse voluto sintetizzare simbolicamente con le quattro immagini che contraddistinguono i segreti, il sentiero o il cammino che dovesse essere percorso dall’iniziato per conseguire quelle mete, e dunque lo stesso rito d’iniziazione.
Sicuramente abbiamo a che fare con simboli che celano un significato esoterico specifico che sfugge a qualunque lettore profano; tuttavia è certo che la via iniziatica proposta da Bacone consentisse di seguire un percorso che conduceva dalla conoscenza di Dio e della natura al prolungamento della vita umana e alla scoperta della pietra filosofale e viceversa, mediante un movimento, cioè, ciclico o reversibile, che pareva alludere al mistero della reincarnazione. Ma si tratta, sul punto, evidentemente, di una mera congettura personale.

Prof. Ciro Tammaro

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