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Cantari novellistici dal Tre al Cinquecento, curatori Elisabetta Benucci, Roberta Manetti, Franco Zabagli, introduzione di Domenico De Robertis, Roma, Salerno Editrice, 2002 (I novellieri italiani, n. 17)

Al di sotto della storia "nobile" della letteratura e dei suoi autori di maggior fama, anche il mondo antico conosce una fertilissima produzione culturale di intrattenimento, sospesa fra l'oralità e la scrittura, affidata a professionisti girovaghi, i cosiddetti canterini o cantimbanchi. Sono loro a girare per le piazze e i castelli d'Italia, recitando testi, approntati da loro stessi o da loro colleghi, che recuperano suggestioni della letteratura epica, cortese e amorosa d'origine francese e le mescolano a spunti novellistici, più realistici e di materia "plebea". Questi testi, i Cantari appunto, continuano a circolare dopo l'invenzione della stampa e costituiscono un settore importante della loro diffusione popolare; ed è proprio la stampa che ce ne conserva numerosi esempi, attestati spesso in versioni diverse, che si aggiungono agli scarsi resti manoscritti più antichi, soprattutto diffusi in area veneta e toscana. Il gruppo di ricercatori coordinato e diretto da Domenico De Robertis, il maggiore esperto contemporaneo della tradizione canterina e colui che ne ha dettato per primo criteri e metodi di edizione, fornisce oggi la più nutrita raccolta di Cantari mai pubblicata in edizione criticamente curata, con ampia Introduzione storica e letteraria, note introduttive ai singoli testi, complementi editoriali e Indici.

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