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ADRIAAN VERHULST, L'economia carolingia, Roma, Salerno Editrice, 2004

Se è vero che il conflitto tra Europa e mondo arabo e il conseguente languire dei porti aveva privato le economie continentali di canali di sbocco verso l'Oriente e il Mediterraneo, inducendo una grave crisi economica, le ultime scoperte archeologiche (monete e ceramiche carolingie nei paesi scandinavi e britannici), risalenti a pochi anni fa, attestano nuove vie percorse e nuovi mercati cresciuti soprattutto nel Nord dell'Europa e nei paesi anglosassoni. Mentre lo storico Pirenne negli anni Trenta attribuiva un livello di base all'economia europea medievale - autoproduzione e autoconsumo, quasi esclusivamente agricolo, scambi quasi assenti -, gli storici dei nostri giorni, primo tra essi Verhulst, professore Emerito di Storia economica del Medioevo presso l'Università di Ghent, sottolineano nell'età carolingia la crescita di una fitta rete di centri urbani che indusse lo sviluppo economico europeo e non esitano a parlare di surplus destinato allo scambio, di politica economica e riforma monetaria, di economia delle corti e dei monasteri e di investimenti imperiali per il controllo delle vie di accesso ai mercati.

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