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REVIEWS AND ARCHEOLOGICAL GAZETIN

Recensione all' intervento "Case e strade nell' altomedioevo" del dott. Riccardo Santangeli Valenzani

Giovedì 30 gennaio 1997, presso l' Istituto Archeologico Germanico di Roma, si è tenuta la conferenza "Foro di Nerva. Le ragioni e i risultati dello scavo". Sono stati resi noti i risultati preliminari di questa campagna di scavo recentemente conclusa. Lo scavo dell' area del Foro di Nerva, eseguito tra il maggio 1995 e il dicembre 1997, è stato promosso dalla Soprintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma in collaborazione con l' Istituto di Topografia Antica dell' Università di Roma "La Sapienza", sotto la direzione del prof. Eugenio La Rocca.

Il dott. Edoardo Tortorici, la dott.ssa Chiara Morselli e la dott.ssa Silvana Rizzo, nel corso dei primi tre interventi, hanno illustrato alcune ipotesi di studio riguardanti il periodo repubblicano ed imperiale del Foro di Nerva.

Un interesse maggiore riveste per noi il quarto intervento tenuto dal dott. R. Santangeli Valenzani "Case e strade nell' altomedioevo". Il contributo dello studioso ha illustrato le principali fasi di utilizzo della piazza del Foro di Nerva in età post-classica. Alla luce dei nuovi ritrovamenti si è constatato che il piano di calpestio della piazza sembra essere rimasto sostanzialmente quello imperiale (fine I secolo d. C.) fino all' VIII secolo; inoltre, varie risarciture in acciottolato testimoniano la lunga fase di utilizzo che ebbe la piazza e anzi lasciano supporre la nascita di un percorso viario, che, ricalcando l' Argiletum repubblicano, collegava il Foro Romano alla Subura.
La situazione cambia radicalmente nel corso del IX secolo quando assistiamo a un rialzamento di 50-60 cm sia del piano di calpestio della piazza che del già citato percorso viario. Lungo i margini nord e sud di tale strada vengono costruiti due edifici, con tutta probabilità abitazioni signorili, utilizzando blocchi per lo più di peperino, irregolarmente tagliati, e posti in opera a secco con frequenti inserti di travertino. Tutto il materiale è di riutilizzo, proveniente probabilmente dalle stesse strutture del Foro di Nerva.

I due edifici sono ben conservati: il primo, quello più grande, situato lungo il margine sud della strada, presenta una struttura approssimativamente rettangolare (circa metri 10 di larghezza per 20 di lunghezza) intorno alla quale si snoda un portico perfettamente conservato, costituito da quattro archi a tutto sesto in peperino. L' edificio in questione era probabilmente a due piani, ipotesi confermata da una traccia della presenza di un corpo-scala sul lato est; all' interno non restano tracce di divisioni interne, comunque difficilmente documentabili con sicurezza essendo il battuto pavimentale conservato solo per un breve tratto. Si può ipotizzare la presenza di tramezzi lignei quindi deperibili. E' interessante notare la presenza di un pozzo nero davanti alla parete ovest dell' edificio che, unitamente alle attaccaglie nei muri e a un abbeveratoio in pietra addossato alla parete, lascia supporre che la grande scala al piano terra fosse destinata ad usi domestici per animali e servitù, probabilmente anche il terreno circostante fu ben presto convertito ad orti ed usi agricoli.

Il secondo edificio, situato nell' area ovest dello scavo, è stato messo in luce solo in parte: si conserva solo un tratto di muro (17 metri di lunghezza) e parte della facciata.
Come per il primo edificio, i muri sono costruiti in blocchi di peperino, in alcuni casi legati da malta; da notare la presenza nella parte finale del muro di alcuni filari di laterizi con andamento ondulato, tipico aspetto delle murature di IX secolo. Anche qui la presenza di una scala esterna e la traccia di una volta in cementizio, come copertura del primo piano, evidenziano una struttura a due piani sicuramente simile, per divisione abitativa degli ambienti e per materiale costruttivo, al primo edificio.

Non disponiamo in questo campo di indagine di confronti certi, ciò nonostante R. Santangeli Valenzani ritiene plausibile l' identificazione delle due strutture come abitazioni dell' aristocrazia romana del IX-X secolo. Non mancano indizi a conferma di questa ipotesi: anzitutto l' estrema compattezza volumetrica delle due strutture, grazie all' utilizzo del peperino e del travertino, la presenza di un portico monumentale, ma soprattutto l' esistenza di un piano superiore in entrambi gli edifici, che costituisce proprio la caratteristica principale delle abitazioni signorili, le ben note domus solaratae delle fonti. Tale complesso residenziale sembra non aver avuto lunga vita: già nell' XI secolo tutta una serie di interri e spoliazioni sembrano testimoniare, se non un vero e proprio abbandono, una destinazione sempre più marcatamente agricola dell' area.

A poche settimane dalla conclusione dello scavo, siamo dinanzi ad un' elaborazione preliminare di dati e informazioni, probabilmente suscettibile di future integrazioni ed eventuali rettifiche. Nessun dubbio comunque sull' importanza di questa scoperta che getta nuova luce sulle caratteristiche dell' edilizia residenziale aristocratica nell' epoca carolingia, periodo in cui assistiamo ad una urbanizzazione dell' area del Foro di Nerva da parte dei ceti elevati che va di pari passo con la progressiva spoliazione del monumento imperiali.
I risultati di questo scavo si presentano quindi come un nuovo e significativo contributo alla conoscenza di una topografia ancora per tanti versi incompleta come quella della Roma dei Fori nel IX-X secolo.

Ilaria De Luca

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